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Pozas Cuirser For Everyone | Arte Laguna Prize

“Cruiser for Everyone” | POZAS, Artista best-seller di Arte Laguna Prize, in mostra a Venezia

“CRUISER FOR EVERYONE” 

POZAS, ARTISTA BEST-SELLER DI ARTE LAGUNA PRIZE, IN MOSTRA A VENEZIA

Fino all’11 Giugno, l’Associazione culturale MoCA Modern and Contemporary Art presenta la nuova mostra personale a Campo San Luca: “Cruiser for Everyone”. Il focus è su René Monzón Relova, alias Pozas, finalista della 16° edizione di Arte Laguna Prize e artista best-seller della mostra all’ Arsenale Nord.

 

Innanzitutto, benvenuto e grazie per averci concesso questa intervista oggi.
Dalla mostra in Arsenale Nord fino a questa esposizione personale a Campo San Luca a Venezia: stai attraversando un periodo emozionante! Ti aspettavi questo successo?

No, no, non me lo aspettavo per niente. Ho cercato su internet e la call di Arte Laguna Prize è comparsa. Ho controllato e pensato “Beh, potrei mandare qualche opera e vedere cosa succede”. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò, e vedere il successo di “Cruiser for Everyone” è stata una bella sorpresa, ovviamente. È stato molto emozionante per me.

 

Sei stato selezionato come finalista di Arte Laguna Prize con l’opera “Cruiser for Everyone”. Qual è il significato principale del quadro?

Ha diversi significati, dipende dall’interpretazione del fruitore. Mi piace quando ognuno dà l’interpretazione che vuole. In questo modo non impongo i miei criteri, ed è meglio quando qualcuno decide cosa vede. Per me, ci sono due strade. La nave si muove orizzontalmente ma non percepiamo mai il movimento verticale. Stiamo sempre sulla parte orizzontale che è studiare, trovare un lavoro, uno stipendio, crearsi una famiglia, avere figli, comprare una casa, una macchina … Questa è la crescita orizzontale, la nave che salpa attraverso il mare. Noi non percepiamo il movimento l’altro movimento importante, che è quello di cui abbiamo bisogno come esseri umani: quello verticale. Poi, quando qualcuno internalizza che nasciamo, sopravviviamo e poi moriamo, allora smettiamo di essere così attenti a l’orizzontalità della nave. Cominciamo a pensare alle cose che ci portano pace, e fermiamo il ciclo di ripetizioni. In conclusione, scopriamo cosa siamo in questa vita. Questa è l’idea. E anche che siamo tutti su quella nave, indipendentemente dal fatto di essere ricchi, poveri, nati in Namibia, in Zimbawe o in Europa. Siamo tutti insieme su quella nave. Quindi, perchè tutte queste differenze? Perchè tutte le lotte, se alla fine, siamo tutti lì?

 

 “Cruiser for Everyone” è anche il titolo della tua mostra a Venezia. Puoi raccontarci com’è iniziato questo progetto?

Il concetto di pittura è iniziato dieci anni fa. Non l’ho propriamente deciso. Dico sempre che è la vita che decide, che la vita mi è passata attraverso. Il lavoro è stato anche influenzato da mio figlio e dal suo modo di pensare, la sua mente complessa e affascinante. La mente di Renè mi fa diventare matto! Ho cercato un modo per trovare cosa c’era nella sua testa. Ho fatto ricerche, ho studiato e con i risultati ho iniziato una nuova serie di dipinti. In conclusione, le opere sono una rappresentazione, una sublimazione della mia coscienza, dello stato mentale in cui ero per scoprire chi è davvero mio figlio. Dal mio punto di vista è stata una bellissima scoperta anche di me stesso.

Tutti questi dipinti hanno un messaggio che dovrebbe raggiungere le persone. MoCA gioca un ruolo importante in tutto ciò. Forse le persone non lo vedono ancora perché è un po’ difficile da percepire, ma lo vedo come il “messaggio nella bottiglia”. È necessario che questa bottiglia incontri una nave e qualcuno di “Cruiser for Everyone” la veda. La vedono, la prendono e la aprono. E quando la aprono sperimentano qualcosa di diverso, qualcosa che esce dal “Samsara” a cui siamo abituati, di ripetere e ripetere. Serve a rompere la prigione della mente. Io penso che MoCA possa aiutare in questo, ovviamente, giocando un ruolo fondamentale. 

 

Le opere in mostra sembrano dare una moderna interpretazione del Surrealismo. Quali artisti e Movimenti ti hanno ispirato maggiormente?

Renè Magritte mi ha sempre ispirato. Magritte mette al centro l’essere umano. La sua vita, che è stata molto complicata, ha messo il focus sugli umani. Io l’ho tolto. Qui sta la differenza. Un altro che mi dà ispirazione è Jodorowsky. Alejandro Jodorowsky è uno scrittore, un pittore, che possiede cose che mi fanno uscire dalla mia prigionia (della mente)! L’ispirazione viene anche dalla filosofia Buddhista, gli storici, Seneca, Marco Aurelio… Ho anche una lunga lista di psichiatri che mi hanno accompagnato durante il percorso, perché non ero mai da solo – è molto difficile da affrontare da soli. Ho sempre potuto contare su di loro. Non solo dal punto di vista artistico, ma anche fisiologico, filosofico e psichiatrico. Gli devo molto. E anche internet è stato importante perché mi ha dato la possibilità di raggiungerli.

 

Hai una storia personale parecchio interessante. Come ingegnere elettronico a Cuba non avresti dovuto seguire una carriera artistica. Cos’è successo? Quando hai sentito che questo era il tuo percorso?

[ride] Mio padre era un dottore, mia madre un’insegnante e io dovevo fare l’ingegnere. Questo è tutto. Semplicemente. Non sono una vittima di nessun tipo. Loro hanno fatto la loro parte e io ho fatto tutto ciò che potevo. Ho studiato per sette anni, ho conseguito la laurea e poi ho preso in mano il pennello e ho ricominciato a dipingere! Ho iniziato a dipingere per le strade, di fronte alla Cattedrale de L’Avana e vendevo le mie opere ai turisti. Sopravvivevo così. In questo modo supportavo economicamente la mia famiglia in un periodo molto difficile. Però io ero contento all’epoca. Quello che la gente voleva erano paesaggi, ora non ha nulla a che fare con ciò che faccio, ma è da lì che sono partito. Mio padre non era d’accordo che io mi iscrivessi a una scuola d’arte, dovevo fare l’ingegnere per guadagnare soldi. Ed era giusto! Non era sbagliato! È stato perfetto anche così. Quegli studi mi hanno aiutato nella vita.

 

È stato più difficile emergere come artista auto-didatta?

Sì. Credo che l’arte sia difficile per tutti gli artisti. Indipendentemente se hai un diploma. La super-struttura in cui siamo richiede diplomi, però è vero che emergere è difficile per ogni artista, farsi distinguere tra gli altri. La mia esperienza è stata quello che è stata. Quella di un artista, una montagna russa. A volte buona, a volte pessima, ma è questa la parte affascinante! L’incertezza! Cos’è un artista senza incertezza? Cos’è la vita senza incertezza? È bello vivere una vita che ha delle incertezze. Almeno hai qualcosa da raccontare. Questo è quello che penso.

 

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Quali sono i tuoi desideri per il futuro?

Il futuro! Come stavo dicendo prima, è necessario che qualcuno della “Cruiser for everyone” trovi il messaggio in bottiglia. Se le persone la trovassero e la aprissero e dicessero “Wow! Che strano! Questo è molto distante da ciò che pensavo, a ciò che credevo!” sarebbe qualcosa che parte dalla mente e raggiunge il corpo. Siccome io non posso controllare nè il futuro nè il passato, allora vediamo cos’ha la vita da offrirmi!

Riguardo ai miei progetti attuali, ora mi sto concentrando sulle cave. È il mio progetto artistico. La mia idea è di creare una casa di arte. Un luogo in cui posso inserire tutto ciò che mi passa per la mente e le persone possono entrare e scoprirlo. Questo è ciò che ho ora. Poi vedrò cosa succederà. Penso che con la mostra a Venezia, si apriranno nuove porte e io darò un’occhiata a ciò che arriverà.

 

E noi ti auguriamo il meglio per il tuo futuro e ti ringraziamo ancora per questa intervista!

Grazie!

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