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Claudia Bonollo (Sophia Cromatica) | Vincitrice del Premio Speciale con PrimoPiano Cucine

Il colore non mi interessa solo come strumento culturale ma anche e soprattutto come elemento generatore di una trasformazione interiore. I mondi cromatici racchiudono potenzialità materiche, spaziali, emozionali, spirituali e si convertono in autentici luoghi dell’anima, paradigmi metonimici tra la visione interna ed esterna. Le “installazioni totali” diventano spazi sensibili in cui il colore si trasforma in un’esperienza.

Vuoi raccontarci un po' di te e del tuo percorso artistico negli anni?

Sono un’artista multidisciplinare, un architetto e una ricercatrice molto interessata alla sperimentazione. Da sempre coniugo il mio percorso artistico con una ricerca sull’atto creativo in tutte le sue possibili declinazioni, ovvero in qualsiasi campo della creazione che possa stimolare la mia curiosità. Nel 2023 ho realizzato un sogno, creare un alter ego artistico: Sophia Cromatica @sophiacromatica. Da quando ho fatto questo passo, ignorando i consigli di tutti, sto sperimentando una libertà creativa completamente nuova.

Persuasa dell’importanza di un dialogo multidisciplinare, ho fondato a Madrid l’Atelier Meta-morphic, luogo di promozione culturale oggi Atelier Cromatico, organizzazione di respiro internazionale e piattaforma per l’arte, la cultura e la ricerca ma, soprattutto, laboratorio sperimentale per un uso cosciente del colore.

Ho fondato e dirigo uno studio pionieristico in Spagna di eco & biophilic design, creando installazioni multisensoriali con il colore ed elementi vegetali e organici, combinando arte, natura e design. Mediante l’attivazione di nuove sinergie il verde si trasforma in un motore del cambio. Oggi più che mai è necessario elaborare un’architettura sensibile capace di integrare l’empatia e la dimensione sensoriale perché al di là di avere delle influenze positive sulla nostra salute crea una nuova forma di pensare.

Sei stata selezionata da PrimoPiano Cucine come vincitrice del loro Premio Speciale, con la quale stai realizzando un progetto davvero interessante. Com'è nata l'idea per questa serie di opere?

Il progetto per PrimoPiano Cucine mi rende particolarmente felice perché condividiamo dei valori che per me sono molto importanti: il lavoro di alta qualità con un’ampia cura nei dettagli, quasi un approccio di alto artigianato che è perfettamente in linea con tutti i nuovi movimenti post artigianali e organici che stanno attraversando l’Europa, la ricerca del benessere attraverso un’attenzione ai fenomeni percettivi e alla sensorialità, la sostenibilità intelligente frutto di un’ecologia del pensiero e, last but not least, la possibilità di offrire alle persone un progetto personalizzato, tailor-made, pensato espressamente per loro.

Sono gli stessi valori che descrivono il mio studio di eco & biophilic design, che è stato il primo in Europa a occuparsi di paesaggi personalizzati per interni con piante naturali preservate.

L’approccio del nostro studio è sostenible non solo perché lavoriamo con elementi organici ma anche e soprattutto perché è un modello impresariale ben preciso, che tratta la natura gli artigiani con cui collaboriamo con rispetto e sensibilità. Non è un caso che la prima mostra che hanno organizzato sul nostro lavoro con l’appoggio dell’Ambasciata francese e Dimad si chiami appunto, Organiques.

Qual è l'obiettivo di queste opere?

L’idea del progetto, un bassorilievo organico diviso in 4 quadrati che rappresentano 4 temi cari a Primopiano e suggeriti dalla configurazione del loro concept Kitchen by you, è di creare degli universi quadrati, astratti e diversi, che possano prestarsi a differenti interpretazioni e composizioni a seconda delle possibilità spaziali disponibili senza che l’armonia dell’insieme venga compromessa. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato è sempre stimolante sensorialmente.

I 4 quadrati se disposti all’interno di un quadrato più grande rimandano ai primi pattern usati per fondare i luoghi: sono le figure di uno spazio originario e alludono, senza svelarla, alla sintesi di un quinto elemento.

Non mi stancherò mai di ripetere che il biophilic design non è una ricetta né una lista di regole e precetti, bensí una nuova forma più sensibile e ricettiva di pensare e affrontare un progetto. Non importa se si tratti di un quadro vegetale, una scultura organica o una installazione effimera o su misura, esso favorisce la creazione di uno spazio personalizzato dove le persone, guidate dai sensi, possano sperimentare una sensazione di benessere e di stupore in una dimensione più ampia e inclusiva.

Non si tratta solo di introdurre la natura negli spazi ma prestare attenzione a tutto ciò che ha a che fare con l’autentica etimologia della parola biophilia che vuol dire appunto “amore per la vita”. I progetti biofilici stimulano la nostra creatività migliorando l’attenzione, il rendimento, la salute e il benessere degli utenti con una forte riduzione dello stress e dell’ansietà. Un buon progetto biofilico crea autentici paesaggi per l’anima ed è vantaggioso in tutti i sensi, non solo per il valore aggiunto che apporta agli spazi ma anche e soprattutto per gli effetti benefici che genera sulle persone e sugli ambienti.

Dal tuo profilo emerge che sei un'artista multidisciplinare. Oltre al progetto per PrimoPiano Cucine, che altri tipi di opere realizzi?

Mi interessa in effetti la trasversalità, il dialogo tra discipline differenti. Mi piace studiare e investigare. Forse per il fatto di essere una donna percepisco l’arte come una dimensione concava, ricettiva, una propensione all’ascolto.

Il nostro immaginario è malato e io cerco di curarlo con tutti gli strumenti che ho a disposizione, attraverso il colore di cui mi occupo da sempre e l’immaginazione che non ha niente e a che vedere con la fantasia. L’immaginazione è una creazione attiva e orientata a un fine, una sorta di stato vigile della coscienza.

Per questa ragione, mi interessano le emozioni e le nostre reazioni percettive, il nostro sentire appunto. Credo che un approccio più sensibile e empatico sia fondamentale in un’epoca dove assistiamo impotenti a una sorte di grave impoverimento sensoriale aggravato dai social: tutto sembra alla nostra portata ma non ci siamo mai sentiti così soli.

Dopo la pandemia, mi sono rimessa in gioco partecipando attivamente a concorsi ed eventi. Sono stata invitata e selezionata in una moltitudine di festival. Ho lo studio in centro ma il mio atelier, dove creo le mie opere, è uno spazio conosciuto non solo per i creativi del quartiere ma anche e soprattutto perché, in occasioni speciali, è uno spazio aperto alla gente che assiste, con stupore e curiosità, alle nostre proposte e che spesso ci ringrazia per la bellezza e per i contenuti che stiamo creando nel loro quartiere. La partecipazione è straordinaria. Ed è questo credo, oggi più che mai, il compito dell’arte: aprirsi anche ai non addetti ai lavori, smettere di essere un elemento decorativo per pochi e intervenire con maggiore responsabilità per trasformare dei luoghi desolati in ambienti stimolanti e brulicanti di idee nuove.

In questi ultimi anni ho presentato Synaesthesia, un bassorilievo organico multisensoriale; The Green Planets, mondi trasparenti su misura; Blooming Cells, light box con cellule in fiore come tributo all’essere umano, spazi cromatici dove sperimentare esperienze, varie collezioni di “tappeti volanti”, frutto di un sapiente riciclaggio di elementi naturali e di plastiche pet trasformate in fiori; una nuova versione della quantum room, un’installazione multidisciplinare ispirata dal fisico quantico Amit Goswani.

Negli ultimi tempi, ho cominciato a collaborare con Honevo-art, il creatore del Bionic Festival e con i suoi ballerini e coreografi per generare un nuovo movimento dove le piante e la descarbonizzazione nell’arte e nel design, sono al centro di una nuova rivoluzione ecologica. Quest’anno sarò membro del giurato e ne sono molto orgogliosa.

Riguardo ai tuoi progetti futuri: come pensi che quest'esperienza possa aver arricchito la tua carriera artistica? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In verità, non si sa mai con precisione come e in che misura un progetto possa trasformare la tua vita o la tua carriera. Sono aperta e ricettiva.

Suppongo che i miei progetti futuri siano continuare a elaborare con forza quello che ho seminato in tutti questi anni e che vivo con molta passione, ma il mio progetto più caro nel cassetto è un libro sulle mie ultime ricerche, soprattutto sull’esperienza incredibile che ho vissuto nel Collegio dei Medici di Madrid e in particolare con la Ruta de La Vida, ultima appendice della ricerca del mio lavoro pluriventennale il corpo immaginato che tanto ha trasformato la mia vita e il mio modo di pensare.

Il prossimo dicembre inauguraremo un’installazione in uno spazio pubblico, frutto di una intensa collaborazione con artisti provenienti da ambiti diversi che si chiamerà el Árbol de la Vida (l’albero della vita), un’installazione multidisciplinare dedicata alla simbologia della quercia, specie autoctona di Carabanchel e un’opera d’arte collettiva ispirata dal luogo e creata per la gente del quartiere.

 

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