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ARTE LAGUNA PRIZE

CATALOGO 19.20-20.21

Igor Zanti | Arte Laguna Prize

Un ponte tra due epoche

Sicuramente è molto difficile scrivere un testo critico di questi tempi, un testo che faccia riferimento ad un gruppo di opere che sono state selezionate in un momento in cui eravamo ancora ignari di quello che sarebbe successo nei quasi due anni successivi.

Gli stessi artisti, che hanno concepito queste opere nei loro studi sparsi per il mondo tra il 2018 e il 2019, si trovavano ad affrontare temi che la pandemia ha trasformato, se non spazzato via.

La tecnologia, i social media erano, poco meno di due anni fa, giudicati con un occhio diverso: si accusava la società di usare questi mezzi a discapito di una socialità più naturale e tradizionale, di favorire una alienazione e una percezione di una realtà distorta, basata sull’artificio di uno scatto pubblicato su Facebook o Instagram, specchi ingannevoli di una realtà “filtrata” e in perenne ricerca di una falsa perfezione.

Questi stessi media si sono rivelati, durante il lungo periodo pandemico e i vari lockdown, quasi l’unica opportunità per poter mantenere dei contatti con gli altri essere umani, per sconfiggere l’isolamento imposto.

La solitudine delle aree urbane, l’individualismo, il rinchiudersi nel proprio guscio come fossimo degli otaku (esponenti di una sottocultura diffusa nel mondo nipponico negli anni Novanta, che vedeva alcuni giovani appassionati di manga isolarsi volontariamente dal mondo) ci è stata imposta forzatamente. La pandemia e le sue conseguenze hanno, insomma, invaso le nostre menti, facendoci dimentichi di tutto quello che ci stava intorno.

Inevitabilmente, l’artista, che è e rimane primario interprete della realtà in cui vive, ha risentito in maniera forte, quasi violenta di quello che stava succedendo, rendendo talvolta, involontariamente, alcune tematiche o alcune ricerche superate, non perché lo siano- infatti la discriminazione di genere, i problemi relativi all’ambiente ed alla sua sopravvivenza, le differenze economiche e sociali sono rimaste e non sono state cancellate, anzi, talvolta, proprio la pandemia le ha acuite- ma sono state, in un certo senso, accantonate, sono state come polvere messa sotto un tappeto per non essere vista di fronte a quello che sembrava un problema di maggior rilievo, perché vissuto come il vero e proprio pericolo per la sopravvivenza del genere umano.

Si noterà come, nella sezione delle opere concepite per il premio nell’edizione 2019/2020 sussisteva ancora uno spirito ed uno slancio verso certe forme di gioia, di speranza, ancora una certa allegria, che questi quasi due anni hanno fiaccato.

Il pericolo, prima della fine del 2019, era principalmente rappresentato dallo scontro culturale fra l’occidente e l’estremismo islamico, suffragato dalla generale insicurezza generata dai molteplici attacchi terroristici in Francia, in Spagna, in Belgio, in Inghilterra o in Germania. Mai nessuno si sarebbe aspettato che la nostra sicurezza venisse messa in pericolo da un nemico sottile e subdolo, che si propaga attraverso l’aria che respiriamo: la morte giunge proprio attraverso l’elemento per noi vitale…

È significativo, inoltre, che quest’anno ricorra il ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle e che proprio in questi giorni, la ritirata dall’Afghanistan ci mostri immagini che non eravamo più abituati a vedere.

Questa mostra inevitabilmente sarà, per le opere concepite ed immaginate in anni così vicini, ma straordinariamente lontani per tutto quello che è successo nel frattempo, un ideale ponte tra due epoche.

Segnerà il confine tra due mondi, tra due modi di pensare e di vedere la realtà. Avremo il privilegio di comprendere e capire come questa cesura, questa ferita che portiamo tutti noi addosso, abbia cambiato l’approccio artistico, evidenziando quali saranno i temi ancora irrisolti e rimasti nascosti sotto il tappeto e quali le nuove sfide e le nuove urgenze del fare artistico in quello che ci auguriamo potremo definire il periodo post Covid 19.

Matteo Galbiati | Arte Laguna Prize

Ripartire senza essersi fermati

Negli anni della sua storia Arte Laguna Prize ha saputo confermare quella che dovrebbe essere la missione di un premio che, non esaurendosi solo nella valorizzazione delle ricerche del contemporaneo, nella scoperta di nuovi talenti, nell’esplorazione dei linguaggi e delle espressività creative attuali, pur dovendo puntare certamente su questa identità di “ente” promotore, ha voluto soprattutto confermarsi nella continuità. Non di apparenza, ma di sostanza.

La continuità temporale, il ribadire edizione dopo edizione la propria identità, migliorare gli obiettivi e crescere nel tempo è segno di una progettualità responsabile che guarda sempre in avanti e non si limita mai al già fatto o alle certezze acquisite e, recependo quelle sempre nuove e fresche “energie” che arrivano da artisti di tutto il mondo e da professionisti di settore, le amplifica generando connessioni virtuose, diventando momento di condivisa reciprocità e fornendo occasioni di crescita dal punto di vista delle conoscenze, degli scambi e del progredire del proprio percorso curricolare.
L’apprezzamento e il riscontro, la fiducia e il credito nei confronti di Arte Laguna Prize si inquadrano proprio in questa direttrice di certezza, di appuntamento confermato e mai mancato, di momento di confronto, scoperta e valorizzazione, mai di vuota auto-celebrazione vacua. Un incontro che avviene “democraticamente” per il valore dell’opera in sé, esulando da logiche altre che sono quelle curricolari, di mercato o di collaborazioni con gallerie o istituzioni più o meno prestigiose. Il senso della visione, la sua riflessione sul presente, l’essere opera in quanto specchio della contemporaneità sono la priorità che gli organizzatori e le giurie vogliono individuare e sottolineare con le loro scelte e le loro selezioni attente ribadendo questi come valori inscindibili nella missione che il Premio compie.

Testimonianza più significativa, ulteriore, del senso di corrispondenza e di cammino mai interrotto, è l’unione delle edizioni 2020 e 2021 che, a causa della situazione imposta da una Pandemia globale le cui emergenze sembrano non esaurirsi, vedono riunite le due rispettive mostre. Una in due, due in una. È un punto di svolta, in un certo senso, una doppia edizione che unisce un ante quem e un post quem mettendo benissimo in evidenza la differenza di prospettive e di riflessioni che sono state osservate dagli artisti prima e dopo la Pandemia. Ogni singola opera, pur non esulando dal valore singolare proprio dalla ricerca individuale, è finestra sul momento vissuto e, in altre parole, sempre figlia del suo (e nostro) tempo e per questo, nella loro coralità costituiscono un piccolo spaccato sulla storia attuale, su come un evento cruciale e imprevisto abbia sovvertito tutto quello che davamo per ovvio, quello che condividevamo o quello che mettevamo in discussione. Anche attraverso l’arte.

La mostra delle due edizioni è, quindi, un evento importante, fondamentale per rapportarsi alla dimensione della nostra realtà di cui l’arte è sempre felice e utile catalizzatore di narrazioni, di emozioni, di verità che vivono nell’immagine esclusiva incarnata dall’opera. Le scelte sono specchio e cartina al tornasole di quanto accade a noi attorno, si innestano nel fluire delle vicende umane, sono risposte di gusti e di affinità, di sensibilità corrisposte e, per questo, oltre ogni inevitabile opinione e giudizio individuali, rispondono di questa tensione alla reciprocità.

La natura di questo Premio, che offre elementi di valutazione diversi aprendosi ogni anno a giurie differenti, mostra una pulsazione attiva del pensiero artistico e ripartire da due edizione congiunte è senza dubbio il segnale che, pur mettendo in evidenza le differenze profonde di temi e pensieri, dimostra, una volta di più, il desiderio di proseguire il cammino intrapreso dal Premio fin dalla prima edizione.

Un viaggio che, quindi, riprende senza mai essersi davvero fermato. Questa è la forza resiliente dell’arte, capace sempre di esserci, vivere, resistere, affermare.

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