Descrizione
La consapevolezza della crisi del cambiamento climatico sta rapidamente aumentando, costringendo gli esseri umani a riflettere sulla nostra esistenza antropologica. Tuttavia, quando si parla di fare passi avanti per correggere le nostre azioni, siamo trattenuti dal senso di paura del cambiamento. Per decenni, la mentalità incentrata sull’uomo ha dato forma all’interfaccia che ci circonda. Alla fruibilità viene data la proprietà nel perseguimento, senza intoppi, delle esperienze per gli utenti. Con l’aiuto della tecnologia, come ad esempio i big data, il machine learning e l’intelligenza artificiale, gli utenti viziati non possono più tollerare il bisogno di affrontare il processo di apprendimento utilizzando il pensiero. Stiamo perdendo la consapevolezza delle nostre abilità di pensare, imparare e adattarci. È imperativo che questo venga riconquistato da noi per prepararci a un futuro ri-bilanciato e imparare a stare in una posizione in cui noi non siamo al centro. Per applicare questa pratica nelle attività quotidiane, il Self-service Barbershop propone un’interazione a misura d’uomo che celebra l’adattabilità degli esseri umani. Al contrario del taglio di capelli convenzionale, dove i tagliacapelli si muovono intorno alla testa del cliente, con Self-service Barbershop, essi diventano il centro attorno al quale orbitare. Questa relazione inversa incoraggia l’utente a muovere il suo corpo per potersi tagliare i capelli. Trasforma il processo in una danza improvvisata e rivela come si possa creare un’estetica in un’interazione “mal progettata”. Il Self-service Barbershop funziona a gettoni.
Costa 10$ Taiwanesi (circa 0.3€) per un taglio di 10 minuti, e il cliente non viene aiutato durante l’esperienza. Vengono forniti un telo, spray disinfettante e un pettine, in modo da rendere il cliente responsabile per pulizia ed igiene. L’altezza del dispositivo non è regolabile. Se troppo basso, il cliente dovrà inginocchiarsi. Se troppo alto, dovrà trovare uno sgabello. Tutti i dettagli sono stati pensati a fondo per poter amplificare il concetto di interazione in cui l’umano non sta al centro.