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“Arte Laguna ha dato il via a una lunga serie di eventi per noi” | Jean-Philippe Côté & Victor Drouin-Trempe raccontano il successo ottenuto dopo la mostra in Arsenale Nord

“Arte Laguna ha dato il via a una lunga serie di eventi per noi”

 Jean-Philippe Côté & Victor Drouin-Trempe raccontano il successo ottenuto dopo la mostra in Arsenale Nord

Diamo il Benvenuto a Jean-Philippe Cоté e Victor Drouin-Trempe, finalisti della 17° edizione di Arte Laguna Prize nella sezione di arte digitale. Grazie ad entrambi per aver accettato di rilasciare questa intervista.

 

Avete appena concluso l’esperienza di esporre a Venezia in qualità di finalisti di Arte Laguna Prize per la sezione di arte digitale. Potete velocemente ricordare al pubblico il principio alla base della vostra opera “Empreintes sonores”? Quale tipo di riflessione volevate suscitare nei visitatori della mostra?

V: Partecipare ad Arte Laguna Prize è stata un’esperienza incredibile: il luogo, la sede erano fantastici così come tutti gli artisti che abbiamo incontrato lì, quindi è stato davvero magnifico! Per quanto riguarda la nostra installazione, eravamo in una piccola stanza creata apposta per noi perché per esporre il nostro pezzo era necessario stare in uno spazio buio. Il titolo è “Empreintes Sonores” in francese – forse potremmo tradurlo come “Sound Prints” in inglese. Abbiamo usato quello che chiamiamo Google Home – potrebbe essere Alexa o Siri o qualsiasi altro strumento che usiamo per registrare il suono – per generare una riflessione sulle tracce digitali che lasciamo – sappiamo che quando navighiamo su internet lasciamo delle tracce. È un’opera interattiva in cui parliamo e poi vediamo le proiezioni del nostro messaggio – o qualsiasi cosa diciamo in questo piccolo oggetto – e dopo possiamo muoverci nel suono e sperimentare il suono avanti e indietro mentre ci muoviamo perché c’è un rilevatore di movimento che analizza i nostri spostamenti. Ma tutto ciò dobbiamo sperimentarlo per capire di cosa si tratti. Questa è la mia rapida descrizione dell’opera.

 

Grazie. Vorresti aggiungere qualcosa, Jean-Philippe?

JP: Penso abbia raccontato bene l’opera! Ma ha ragione nel dire che è difficile spiegarla a parole; la maggior parte delle opere interattive è davvero complessa da descrivere perché devi davvero farne esperienza diretta. Di fatto, il nostro lavoro prende forma quando lo sperimenti. Prima di ciò, è solo un insieme di apparecchiature, perciò abbiamo bisogno degli utenti, di qualcuno che vi interagisca affinché l’opera possa davvero esistere.

 

Dopo Venezia, “Empreintes sonores” sarà esposto in diverse città del mondo. Potete raccontarci qualcosa di più riguardo a questi prossimi eventi?

JP: Si tratta di un periodo molto entusiasmante per noi: è iniziato tutto con Arte Laguna ma non si è ancora fermato; ci aspettano ancora molte cose. Siamo appena rientrati dalla Germania; staremo a Montréal per una settimana, poi andremo a Parigi per ISEA [International Symposium on Electronic Art, ndr] e andremo anche in Brasile, in Corea e in Messico più tardi nel corso dell’anno. Quindi Arte Laguna ha lanciato una lunga serie di eventi per noi! È davvero emozionante! La cosa divertente è che questa visibilità internazionale ci ha anche aiutato localmente perché ora abbiamo delle mostre a livello locale. Perciò è sempre divertente vedere come “nessuno è profeta in patria”, come recita il proverbio. L’apprezzamento a livello internazionale aiuta sempre anche a livello locale quindi credo sia una cosa buona per noi. Saremo molto impegnati nei prossimi mesi!

 

Congratulazioni!

Il suono è al centro dei vostri progetti artistici. Da dove deriva questo interesse

V: Possiamo dire che il suono è al centro della nostra opera, ma dobbiamo anche dire che essa è una combinazione di suono e immagine. In quest’opera immersiva volevamo combinare diversi tipi di approcci, diversi sensi che vengono stimolati. L’idea mi è venuta in mente dopo un corso che abbiamo seguito insieme, perché stiamo facendo un dottorato insieme – ne parleremo forse più avanti. L’idea è quella di invertire il modo in cui lavoriamo con il suono: di solito, quando ascoltiamo un suono, questo arriva al nostro orecchio, magari siamo seduti e le onde sonore si muovono nei diversi luoghi in cui ci troviamo. Ma abbiamo pensato: e se invertissimo il modo in cui il suono si muove? Invece di essere il suono a muoversi verso le vostre orecchie, è la persona a doversi muovere verso il suono. E dobbiamo anche dire che si tratta di un’installazione co-audiofonica: ci sono quattro altoparlanti, quindi quando vi muovete nel suono, anche il suono si muove con voi. Si tratta di una tecnica chiamata “sintesi granulare”. È stata sviluppata negli anni Ottanta e Novanta e ora con la tecnologia è più facile lavorare con questa tecnica; è un modo per allungare il suono e giocare con esso in modi diversi.

A volte, alcune persone interagiscono parlando nel Google Home e poi scoprono l’altro strato in cui possono passeggiare nel suono; dunque, questo è il motivo per cui il termine “multi-interattivo” descrive bene la nostra installazione, visto che esistono diversi livelli di interazione.

 

Entrambi avete una vostra carriera artistica indipendente. Quando si sono incrociate le vostre strade e com’è creare qualcosa insieme rispetto a lavorare per conto proprio?

JP: Ci siamo incontrati…non molto tempo fa! Victor lo ha accennato prima, ma entrambi stiamo perseguendo un dottorato di ricerca Studi e Pratiche Artistiche qui all’UQAM [Université du Québec à Montréal, ndr] una delle maggiori università di Montréal. Entrambi partecipavamo a questo seminario sul tempo – stavamo impazzendo con questo concetto del tempo! Victor creò un prototipo che alla fine divenne “Empreintes sonores” e lo present durante questo corso. Siccome mi piaceva molto, mi avvicinai a lui e gli dissi: “Sai una cosa? Mi piace molto ciò che hai creato e, se vuoi, sarei felice di lavorarci con te”. Lui era d’accordo così eccoci qua, un anno e mezzo dopo e con un bel po’ di esperienze alle spalle.

 

V: Sì, è incredibile pensare che due anni fa non ci conoscevamo nemmeno. Ma a volte funziona e noi ci siamo trovati subito, iniziando immediatamente a lavorare bene insieme. Abbiamo lo stesso modo di pensare. Ha funzionato ed abbiamo deciso di continuare. Magari collaboreremo anche ad altri progetti!

 

JP: Victor ha un background in ambito musicale, ha fatto molti spettacoli, ha lavorato con più collaboratori rispetto a me. Io sono sempre stato più un lupo solitario quindi per me era qualcosa di nuovo, mentre lo è meno stato per te [riferendosi a Victor, ndr]. Ho più che altro lavorato in progetti da solista prima quindi, all’inizio, è stato piuttosto difficile lavorare con qualcun altro. Mi sono però reso conto che è un’esperienza molto ricca ed appagante e rende più semplice scaricare la parte meno divertente del lavoro, quella amministrativa e possiamo dividerla a metà e compilare i moduli per le sponsorizzazioni, i bandi e questo tipo di attività. Si è rivelata una bella partnership!

 

Victor, sei anche un produttore di musica elettronica. Su cosa si basano le tue ricerche musicali?

V: Sto cercando di trovare nuovi modi di comporre musica; si tratta più che altro di creare suoni e progettare musica. Sta emergendo il movimento della vita artificiale, per cui sto costruendo quelle che chiamo “creature sonore” o “organismi sonori”. Oggi disponiamo di nuovi, fantastici strumenti e dobbiamo trovare nuovi modi di comporre musica. Non si tratta solo di suonare note, ma di giocare con algoritmi che producono effetti sorprendenti nel corso della creazione. Ecco perché mi piace giocare con questo tipo di nuovi strumenti. Il mio dottorato di ricerca riguarda il modo in cui possiamo provare a creare nuovi progetti sonori, alcune “creature evolutive e interattive”. Nel mio background, ho fatto musica tecno-minimal, suonando in molti locali, in molti eventi, quindi ho integrato questo tipo di progettazione del suono anche in quelle creazioni.

 

Jean-Philippe, ormai sei di casa ad Arte Laguna Prize. Nel 2019, la tua opera interattiva Yöti, The Algorithmic Portrait Artist ha vinto il primo premio nella categoria Scultura, Installazione e Arte Visiva. Quali ricordi ed emozioni associ all’annuncio della vittoria? Com’è cambiata la tua vita da quando hai preso parte ad Arte Laguna Prize?

JP: Sono rimasto completamente sbalordito, non me l’aspettavo affatto! Si trattava di un progetto solista, quindi ero praticamente a Venezia da solo. Ho sentito il mio nome, sono salito sul palco e non c’era nessuno con cui condividere questa vittoria, quindi ho dovuto telefonare a casa per raccontarlo a qualcuno. Ricordo che il mio cuore batteva forte. È stato un momento molto bello e, sapete, questi premi, pur non cercandoli o inseguendoli, fanno la differenza in termini di finanziamenti e credibilità… aiutano! Dopo essere rimasto in silenzio per due anni, le cose hanno ripreso a girare e questa nuova collaborazione con Victor ha davvero contribuito a far ripartire le cose. È davvero entusiasmante! [Arte Laguna Prize, ndr] Ha avuto un ruolo nella mia carriera! È sempre difficile dire quanto, quale sia stato l’impatto concreto, ma tutte queste cose contribuiscono a garantire la tua credibilità soprattutto quando chiedi un finanziamento o partecipi a una open call… È stata sicuramente una spinta! Per me è stato un momento molto emozionante e ora le cose stanno finalmente tornando alla normalità, quindi è positivo!

 

Cosa raccomandereste ad un artista emergente che opera in ambiti meno tradizionali, come la video arte o l’arte digitale? Credete che per un artista ci siano meno opportunità di spiccare in questi settori?

JP: È una domanda complessa!

 

V: Credo che l’arte digitale sia una forma d’arte che si sta diffondendo sempre di più. Non molti anni fa, per fare qualcosa bisognava capire molti linguaggi di programmazione, ma ora credo che sia più accessibile. Quindi penso che prenderà sempre più piede. È davvero sorprendente vedere un posto come Arte Laguna, dove ci sono forme d’arte più tradizionali ma che combinano anche questi tipi di arte. E vediamo che anche le gallerie più tradizionali si stanno aprendo a questi modi interattivi e immersivi di lavorare con immagini e suoni. C’è un pubblico per queste opere. C’è una domanda che sta crescendo e quindi, anche se ci saranno sempre approcci più tradizionali all’arte, credo che la domanda del pubblico farà pressione per accettare che noi, come artisti, possiamo fare arte con qualsiasi tipo di materiale che troviamo. E la tecnologia è un modo per esprimere noi stessi.

 

JP: L’arte digitale è una categoria molto, molto ampia. In un certo senso la paragonerei all’arte visiva. Victor ha parlato di installazioni immersive e di arte interattiva. Per me, questi sono tutti tipi di cose diverse che animano questo regno molto ampio dell’arte digitale. Penso che presto vedremo più di ognuna di queste categorie ramificarsi ed essere meglio accettate nelle mostre tradizionali, come Arte Laguna. In questo caso specifico, si trattava di un’opera d’arte interattiva, quindi c’è molto lavoro e bisogna padroneggiare varie tecniche e tecnologie; è il motivo per cui spesso si lavora in team: perché ovviamente ci sono suoni, immagini, ma anche programmazione, rilevamento e captazione del movimento…

 

V: La stampa 3D…

 

JP: Esattamente! Quindi forse ciò che rende difficile questo tipo di progetto è la necessità multidisciplinare. Se si lavora in gruppo, allora credo sia più facile e ci sono sempre più sbocchi per questi progetti. Forse non quanto l’arte visiva in generale, ma ce ne sono di più rispetto al passato. Il fatto è che non c’è un modo semplice per finanziarli e qui in Canada siamo fortunati perché abbiamo vari livelli di finanziamento. Tuttavia, la maggior parte delle persone che lavorano in questo settore dell’arte interattiva hanno il sostegno di centri di ricerca, università e così via, perché è difficile guadagnarsi da vivere con questo lavoro.

 

Infine, potete raccontare quali sono i vostri progetti future, sia insieme sia per conto vostro?

V: Penso che continueremo con “Empreintes sonores” perché sta funzionando e abbiano molte cose in vista con questo progetto che occuperà gran parte di quest’anno…

 

JP: Se non di più!

 

V: Entrambi dobbiamo scrivere una tesi e dobbiamo sostenere un grande esame di progetto prima di iniziare a scrivere. Io ho appena ricevuto una grossa borsa di studio, quindi devo farlo. Anch’io mi dedicherò molto alla scrittura ma, allo stesso tempo, continuo a fare musica, faccio spettacoli, mi sto preparando a pubblicare presto della nuova musica, un nuovo album. Lo faccio perché mi piace farlo e ho sempre intenzione di fare più musica e cose del genere. Ma “Empreintes sonores” è un progetto che…

 

JP: Ha preso il sopravvento sulla nostra agenda!

 

V: Sì! E insegno anche, sono un professore. Siamo entrambi insegnanti quindi il prossimo semestre avremo pure l’insegnamento, solo un paio di corsi. Questo per quanto riguarda il futuro.

 

JP: Credo che ciò che ha fatto funzionare la nostra squadra sia il fatto che abbiamo background simili: siamo entrambi insegnanti, ma anche studenti. Nel mio caso, come ha detto Victor, devo ancora prepararmi per l’esame di dottorato, che dovrebbe svolgersi entro la fine dell’anno, ma richiede molto tempo. Entrambi stiamo mescolando vari progetti allo stesso tempo. Sto anche lavorando ad altre opere d’arte che utilizzano le tecnologie, come per il progetto Yöti che ho esposto nel 2019. Credo che la chiave per noi sia che stiamo ancora cercando di gestire il nostro programma e di mantenere la nostra sanità mentale, ma ci sono molte cose che stanno accadendo su entrambi i fronti.

 

La squadra di Arte Laguna Prize team è sempre orgogliosa di sentire che I propri artisti abbiano successo come voi attualmente!

JP: Come ho detto, è difficile dire quanto sia stato utile nel mio caso, ma lo è stato! È difficile da quantificare, ma il 2019 mi ha aiutato e quest’anno ci ha aiutato probabilmente a prendere velocità per le prossime mostre, quindi è una situazione vantaggiosa per tutti!

 

È davvero magnifico! Grazie ancora per quest’intervista!

JP: Grazie infinite!

 

V: Grazie a voi!

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